Pensavamo aver gia sofferto abbastanza da Yangon a Mandalay, ma avrei fatto meglio a conservare 2 o 3 paroline nel descrivere quell tragitto: un lusso confronto al Pagan-Nyaungshwe.
Partenza ore 04.30. Pensando ancora di sognare per il sonno bruscamente interrotto, ci si presenta davanti agli occhi un pullmino anni ‘60/’70 di produzione cinese in condizioni scandalose:
- Questa volta i sedili non sono “2 ma piccolo”, ma uno grande!
- Nel corridoio
Fino ai piedi delle montagne, nascosto tra le quail si trova il Lago Inle, la strada e’ un susseguirsi di buche, polvere e pietre interrotte qua e la da alcune collate d’asfalto. Dopodiche’ la strada non peggiora, ma semplicemente non esiste.
Una specie di “canale” scavato a mano si arrampica su per Verdi montagne, dove in non piu’ di ¾ metri di larghezza si incrociano mezzi di tutti I tipi: da carri trainati a mano fino ad enormi camion che rendono ancora piu’ pericoloso il tragitto, il quale spesso ci ritroviamo ad “ammirare”, con I suoi precipizi, attaccati al finestrino del nostro bus…
…meno male che ogni tanto ci si ferma. Ma e’ proprio durante gli stop che ci rendiamo conto della scarsa “organizzazione logistica” che possiedono i birmani: quasi a farlo apposta, ogni volt ache bisogna risalire sul bus, chi e’ seduto sugli sgabellini lung oil corridoio del nostro gia di per se comodo mezzo, si siede per primo, costringendo poi gli altri a dover scavalcare un ammasso si sacchi, cibo e persone per poter raggiungere il proprio posto.
Noi si bestemmia e loro ridono. Boh.
03 January, 2007
PARTE VIII - VIAGGIO DELLA ''SPERANZA'' - MYANMAR
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